Anello di Laturo
Nel Castellano tra dorati castagneti e borghi fantasma
È tornata la neve, ma che fa!!!!... Noi ce ne andiamo per castagneti!!
Anche quest'anno, in occasione della Festa della Castagna di Leofara, frazione di Valle Castellana (TE), organizziamo un'escursione fino al borgo di Laturo, un'occasione per fare un tuffo nel passato della gente di montagna, per assaporare fino in fondo la magia dei caldi colori autunnali e anche per dare una mano all'associazione "Gli amici di Laturo", che sta tentando di riportare in vita
il piccolo paese abbandonato.
Abbiamo ancora una volta la fortuna di avere tra i partecipanti "la banda del marcobollo" e la cara Ida, che arricchisce con i suoi scatti il nostro foto-racconto (grazie!).
Si parte dall'ostello di Leofara (1073 m) e si percorre la carrareccia che sale dolcemente fino alla Sorgente la Cordella (ca.1130 m). Si chiacchiera e si fa conoscenza con i nuovi amici e strada facendo si fanno tante tappe per conoscere funghi, aceri, ginepri... e per rubare qualche scatto curioso.
Le nuvole basse rendono l'atmosfera ancora più suggestiva.
Giunti alla sorgente...
... passiamo a salutare Gino, che con la consueta cordialità ci offre un assaggio
del suo vino speciale (buonissimo!)...
... che ci scalda cuore (e viscere) meglio del fuoco!
Salutato Gino, ripartiamo in direzione Casa il Monte.
Madre Lupa (o Mamma Lupa) ci aiuta a riconoscere i funghi tra l'erba.
Poi, quando meno te l'aspetti, la "banda del marcobollo" torna a colpire! Che faccia!!
Casa il Monte (1067 m), a due passi dalla strada e da un comodo fontanile,
stuzzica la fantasia di tutti noi. "Di chi è? È in vendita?".
Lasciamo la strada e per comodo sentiero...
... arriviamo in vista di Laturo. Ecco laggiù il crinale boscoso che ospita le poche case, raggiungibili solo a piedi o con un mezzo fuoristrada (e solo a certe condizioni). Ancora più lontano si intravede anche l'abitato di Olmeto, tappa di partenza di una delle nostre ultime escursioni.
Sulle mitiche e adorabili codine di Madre Lupa non faccio commenti.
Proseguiamo, ormai non manca molto. Tra i bassi cespugli, ginepri e ginestre odorose.
Strada facendo ci troviamo ad attraversare un castagneto. I ricci spinosi e le lunghe e caratteristiche foglie sono indizi inequivocabili! Ma le castagne dove sono?
Guardando bene, qualche castagna si trova.
Raggiungiamo finalmente Laturo.
Mancano solo gli amici che si sono fermati ad esplorare le grotticelle.
Il piccolo borgo è disabitato dagli anni '70 ... visto da qui non sembra ben messo, ma andiamo a vedere da vicino.
Federico Panchetti e l'associazione "Amici di Laturo" ce la mettono tutta per riportarlo in vita.
Il lavoro di recupero è in atto, e così la fonte è tornata a cantare...
... sono rispuntate fuori le memorie ...
... si è avviata la ristrutturazione della chiesetta della Madonna di Loreto...
... si sono liberate vie e abitazioni dalla morsa della vegetazione. Qualche casa è già stata recuperata.
C'è ancora tanto da fare... il viale è stato puntellato per sicurezza.
Scambiamo qualche parola con Federico, che ci racconta dei piccoli passi fatti e delle necessità più impellenti (Borgo di Laturo). Poi, dopo il panino, gironzoliamo curiosi tra i resti delle abitazioni, come comparse in un set cinematografico o come pastori in un presepe di cartapesta. Queste vecchie case parlano e raccontano di un mondo non troppo lontano nel tempo, di un modo di vivere legato alle risorse della montagna, basato sull'autosufficienza, andato avanti pressocché immutato per millenni e ormai quasi del tutto perduto.
Prima di ripartire, la foto di gruppo. Ma come si chiamano gli abitanti di Laturo?
Nella vallata parallela a quella di Laturo, sorge un altro piccolo borgo, Corvino (nel territorio di Valle Castellana sono tanti i borghi abbandonati). Un tempo queste valli, i casolari e i gruppi di case sparse tra i boschi, erano collegati da importanti mulattiere, vere arterie stradali montane. Molte di questi sentieri sono oggi impraticabili a causa della fitta vegetazione, tanto che qualcuno è arrivato a parlare di Borneo teramano. L'associazione sta lavorando per riaprire tutti i sentieri e ripristinare così lo scambio di merci, animali, emozioni e persone, come era un tempo. Per farvi un'idea di quella che era la vita in questi piccoli borghi, vi invito a leggere i racconti scritti da Anna Laura Biagini ("I racconti di Corvino"). "La bambina con il fucilino" è uno dei miei preferiti. Mentre percorro il sentiero, non posso che pensare alla piccola Franca.
Siamo sulla via del ritorno verso Leofara, ma ci giriamo spesso indietro a salutare Laturo.
La vegetazione è davvero fitta, ma il sentiero è percorribile.
Dove oggi c'è la boscaglia, un tempo c'erano campi coltivati.
Tra gli alberi troviamo infatti un vecchio aratro rugginoso.
Il bosco è un misto di roverelle, carpini e castagni, anche secolari.
Da una radura panoramica diamo l'ultima occhiata a Laturo...
... e ci rituffiamo nel bosco, che finalmente si accende della calda luce del sole.
Cosa ci vedi?
Attraversiamo il Fosso Valle dell'Acero...
... chissà perché questo nome!
Prima di raggiungere Leofara, tappa al castagneto.
Anche gli istrici sono passati per di qua. Tra esseri spinosi c'è feeling!
Questi vecchi castagni dalle forme contorte sono belli visti da fuori...
... e da dentro.
Si comicia a sentire il baccano della sagra...
... infatti eccoci in vista di Leofara.
Stanchi? Una scorpacciata di marroni della Laga vi rimetterà in sesto!
Alla sagra si canta, si balla e si mangia...
... fino a notte. Noi invece andiamo via al calare del sole.
Un abbraccione a tutti gli amici... arrivederci alla prossima avventura.
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simo