Eremo di Fratanalle e Rifugio Peschioli
Nella Majella Orientale
Abruzzo Parks fa tappa nella Majella Orientale e più precisamente a Pennapiedimonte. Non c'è luogo sulla Montagna Madre che non sia ricco di testimonianze che attestino la presenza eremitica nel passato... e anche qui, in quello che è stato il regno dei pastori, c'è un eremo da andare a visitare.
Si parte da Piazza Umberto I, dove sorge la parrocchiale del paese dedicata a S. Silvestro e S. Rocco.
La chiesa, con la sua bella facciata barocca in pietra bianca, custodisce al suo interno un piccolo tesoro: una statuetta marmorea della Madonna seduta in trono con il Bambino tra le braccia, unico ricordo rimasto del monastero di Santa Maria de La Vella. Il Monastero sorgeva in prossimità del torrente Avella, ai piedi del paese. Non si sa se il fiume prenda il nome dal monastero o viceversa. Il monastero, la cui esistenza è documentata a partire dal 1070, aveva alle dipendenze ben cinque chiese ed amministrava il territorio della piana de La Roma, dividendo i suoi interessi tra l'economia agricola dei campi e quella pastorale della montagna.
Pennapiedimonte sorge su uno sperone a picco sull'Avella. Le sue abitazioni sono letteralmente scavate nella pietra viva...
... modellata nel corso dei secoli in stanze, scalette, fori e nicchie di varia forma.
Risalendo le caratteristiche vie del paese, raggiungiamo il Balzolo, balcone panoramico da dove si apre una stupenda vista sulla valle. Spicca il contrasto tra il versante boscoso di Monte d'Ugni e il versante opposto, più povero di vegetazione e solcato da numerosi canali di erosione. Il cielo coperto impedisce la vista delle cime innevate e del mare.
Non importa, ci accontenteremo delle meraviglie più vicine.
Dal Balzolo proseguiamo sul sentiero che conduce all'eremo...
... piccola traccia, non sempre comoda, che sale a mezza costa tra pini e cespugli di ginepro.
Ogni tanto il sole fa capolino tra le nuvole e la sorpresa smorza le chiacchiere del branco.
Dopo un aereo passaggio...
... si scende al livello della fascia rocciosa che ospita la grotta di Fratanalle.
Costeggiamo in basso la parete...
... superiamo un primo ricovero in pietra a secco...
... e raggiungiamo la grotta Fratanalle (950 m).
Su questo luogo mancano notizie storiche certe e, nell'indagare le sue origini, ci si è dovuti accontentare del toponimo e della tradizione locale che lo vuole abitato dai monaci. Un elemento a conferma di tale tradizione è la vicinanza del diruto convento di Santa Maria dell'Avella. Sicuramente nel comodo riparo, provvisto anche di sorgente, trovarono ricetto sia le greggi del convento sia i monaci o i conversi che li accudivano. Anche del convento le notizie sono scarse. Si sa che nel 1070 era passato nell'orbita della vicina abbazia di San Salvatore a Majella. Probabilmente la decadenza di quest'ultimo, intorno al XV secolo, decretò la sua fine.
Il riparo si sviluppa per più di ottanta metri, compiendo una lieve curva, e, per quasi tutta la lunghezza, è interessato da muretti a secco per il ricovero delle greggi. La volta rocciosa permette una buona abitabilità, quasi ovunque. Il corpo centrale del riparo è composto da tre grossi recinti, comunicanti tra loro. La parte più a monte è completamente staccata, forse a causa della presenza di una piccola sorgente nel tratto intermedio. La planimetria e le notizie sulla grotta sono tratte dal libro di E. Micati "Eremi e luoghi di culto rupestri d'Abruzzo".
Nel primo recinto in basso i buchi in parete piuttosto bassi fanno pensare ad un locale di servizio.
Uno spesso strato di letame, accumulatosi nei secoli, occupa interamente il corpo centrale e impedisce più approfondite indagini.
Avvicinandosi ci si rende conto del grado di finitura delle pietre, e si riesce a distinguere l'opera a secco del pastore, piuttosto sommaria e provvisoria, da quella più antica dei monaci, i quali tendevano a dare dignità e durata ai luoghi che occupavano.
Sulla parete, in corrispondenza del corpo centrale, si trova il maggior numero di buchi e canalizzazioni. Pochi centimetri al di sopra della linea dei fori di aggancio delle travi della copertura, corre una canaletta che proteggeva queste dallo stillicidio dell'acqua.
Un ulteriore particolare attesta l'elevato grado di finitura della costruzione, che raggiunge livelli riscontrabili solo in San Giovanni all'Orfento. Sul piano d'appoggio della trave si nota un piccolo foro, che secondo Edoardo Micati (che tanto si è dedicato allo studio di questo sito) doveva servire ad evitare il ristagno d'acqua.
Curiosiamo ancora intorno.
Poco più sopra un altro tratto di muro, che stavolta raggiunge la volta rocciosa.
Il sentiero prosegue oltre la grotta...
... lungo il percorso qualcuno ha voluto lasciare un'indicazione per i viandanti.
Il rifugio Peschioli è ormai in vista, in corrispondenza del rilievo in alto nella foto. Il sentiero transita ai piedi di un mirabile pinnacolo roccioso...
... e dopo un breve e scomodo canale chiuso dai ginepri, raggiunge il rifugio (ca. 1100 m).
Il tempo volge al peggio e non siamo i soli ad approfittare del caldo riparo.
Mentre fuori prende a nevicare, noi prendiamo d'assalto le leccornie custodite negli zaini...
ce n'è per tutti i gusti!
Foto di gruppo, parte prima...
... e parte seconda.
Ha smesso di nevicare e possiamo ripartire (che fortuna sfacciata!). Salutiamo le Murelle che fanno capolino tra le nuvole...
... e riscendiamo a Pennapiedimonte.
Immancabile la tappa a "La Penna" o anche al "Cimirocco", una roccia particolarissima, che sembra una donna seduta col capo inclinato (non da questa angolazione), una leggendaria statua rupestre oggetto di culto nell'antichità, come divinità indigena e poi come figurazione della Dea Maja, da cui secondo alcuni studiosi deriverà il nome del massiccio della Majella.
Si percepisce di essere in un posto sacro...
... e certamente suggestivo!
Il sentiero gira intorno, ma noi ci divertiamo a passarci sotto...
... facendo lo scivolo sulla roccia.
Per le vie del paese, sono numerose le prove della bravura degli scalpellini pennesi, testimoniata dai bei blocchi squadrati e martellati delle case, dalle cornici di pietra lisciata di porte e finestre e dalla bellezza e dalla varietà dei capitelli, realizzati per abbellire porte e balconi, con figure scolpite di visi di donne, bambini, angeli e animali.
Nella vecchia torre romana restaurata, sono custoditi in una mostra permanente i reperti della “Necropoli Italica”, rinvenuta in località San Silvestro, poco lontano dall’abitato di Pennapiedimonte.
Siamo di nuovo in Piazza Umberto I, dove si chiude la nostra escursione...
... proprio quando il tramonto tinge di rosa il cielo sopra il mare, le poche nuvole leggere e la pietra candida della facciata della chiesa.
Prima di rientrare nelle tane , facciamo tappa a Guardiagrele.
Un abbraccio a tutti gli amici del branco e... arrivederci alla prossima avventura!!