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27Settembre

Il Belvedere dell'Avellana

Il più spettacolare degli affacci della Montagna Madre

 

 

La Montagna Madre regala tanto, ma spesso pretende anche molto. Le vette più elevate sono raggiungibili solo al prezzo di lunghe e faticose camminate. A volte, però, in uno slancio di generosità riesce a sorprendere in cambio di molto poco... è il caso dell'escursione di oggi.

Si parte da Fonte Tettone (1654 m), in località Majelletta.
Siamo in compagnia di due cari amici, Dino e Raffaele.

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Vicino alla fonte (la nuova e monumentale fonte), un'opera di land art,
una stella di 21 metri di diametro.

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Il sentiero è comodo e alla portata di tutti.

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In fondo si scorgono il Sirente e il Morrone, le Gole di Popoli, punto di incontro tra due parchi (indovina quali), e sotto di noi il boscoso vallone di S. Spirito.

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E' sabato, ci siamo solo noi e le pecore.

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Superata la presa dell'acquedotto, entriamo nel fresco della faggeta. L'aria è profumata.

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Piccola larva di mikiola fagi, nella sua tana-galla. 

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Tra l'erba solo qualche cardo.

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La Valle Buglione, normalmente silenziosa, oggi risuona dei bramiti dei cervi.

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La faggeta comincia a colorarsi d'autunno.

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Le lisce di Valle Buglione... l'esplorazione della valle richiede un acuto senso d'orientamento.
Le piste disegnate dai carbonai creano un labirinto inestricabile di sentieri.

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Raggiungiamo Piana Grande e la Fonte Centiata (recintata, per l'uso pastorale di quest'area).

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Buonissima!!! Grazie, Montagna Madre!!

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Lungo il sentiero che va alla fonte, iscrizioni lasciate da pastori teramani!

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C'è un bel sole e la fame comincia a farsi sentire. Manca poco...

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Una metropoli in piena montagna.

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La carlina bianca.

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Finalmente ecco l'ingresso per il paradiso.

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Il Belvedere dell’Avellana è uno spettacolare affaccio sull’alta Valle dell’Orfento, un balcone roccioso che precipita per oltre trecento metri fino al manto verde e compatto della faggeta e che permette di ammirare tutte le vette che coronano la valle, il Monte Focalone, il Monte Rotondo e la Mucchia di Caramanico, il Monte Pescofalcone, i Tre Portoni, i circhi glaciali sulla testata della valle e soprattutto la selvaggia Rava del Diavolo.

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Uno spettacolo che toglie il fiato! La Majella è meravigliosa per davvero... non è l'amore per la mamma ad accecarmi. Peccato per le nuvole che avvolgono le cime.

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In fondo l'abitato di Decontra, affacciato verso il paradiso. Alla nostra destra le pareti di S. Maria e di S. Giovanni e i prati di Piana Grande (il regno di Paolino in uno scatto).
Sulle rocce vegeta qualche esemplare di pino nero, a quanto pare lo stesso che cresce su Cima della Stretta e a Villetta Barrea.

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Non c'è vento e si sta meravigliosamente. Viene voglia di sedersi sul margine con le gambe penzoloni. Il panino mangiato su questo terrazzo ha un sapore delizioso... e poi Raffaele fa felice Dino, tirando fuori dal suo magico zainetto anche il caffé!

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Uva ursina (indovina perché si chiama così?).

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Seguendo la linea del crinale alle spalle del belvedere, e con gli occhi sempre sul paradiso, ci incamminiamo verso il Rifugio Marcello Di Marco (ex Stazzo di Caramanico).

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Tra l'erba, fiordalisi gialli.

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Il rifugio e il vicino recinto sono ben visibili anche dalla Madonnina del Blockhaus
(in alto a destra nella foto).

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Il Rifugio Marcello Di Marco (1747 m).

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Ancora pastori teramani, anche se da Fioli, e non da Padula.

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Accanto al rifugio, la capanna in pietra del vecchio stazzo, ormai diruta.

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Torniamo verso Fonte Tettone passando per i prati...

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 ... su di un tappeto infinito di Genzianelle napoletane. Ma dove mettiamo le zampe?

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Sono felice e mi viene da cantare... scusatemi!

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Ci fermiamo poi a cercare iscrizioni tra le pietre del complesso di capanne di Fonte Tettone. C'è anche una piccola capanna-canile...

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... e recinti per gli animali.

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Restiamo sorpresi nel trovare ancora il nome Di Berardo Bruno, lo stesso delle Fonte Centiata.

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Al tramonto, il cielo torna sereno... domani ancora Majella!!!

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 Un caro abbraccio a Dino e a Raffaele.

 

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