Nelle Gole del Salinello
Un po' eremiti, un po' aquile...
Le Gole del Salinello nascondono tesori inaspettati... non solo cascate, piscine naturali e pareti verticali, ma anche grotte, da sempre frequentate dall'uomo, eremi sospesi in alto come nidi d'aquila.
Si parte da Ripe di Civitella, frazione di Civitella del Tronto (TE). Tra la Montagna di Campli e la Montagna dei Fiori scorre il Salinello, le sue acque hanno creato nel corso di millenni l'ambiente spettacolare e particolarissimo delle gole.
La prima tappa è la grotta di Sant'Angelo di Ripe... uno dei tanti luoghi di culto dedicati all'Arcangelo Michele, importato dalla Puglia con la transumanza. Sappiamo che la troveremo chiusa, ma vale la pena salire a visitare le altre cavità laterali, anche per vedere da vicino gli effetti combinati delle forze orogenetiche e del carsismo sulle rocce, meravigliosamente piegate, contorte in bizzarre greche, denudate in tutti gli innumerevoli strati.
La seconda tappa è alla Cascata del Caccamo ("lu caccame"), ancora ricca e viva.
Davanti ai nostri occhi la scultorea opera dell'acqua, maestra insuperabile nell'arte del modellamento della roccia. Alla base della cascata una profonda piscina naturale che mette voglia di tuffarsi... la prossima volta verremo solo con questo obiettivo!
Ci sono anche i girini!
Queste rocce così rugose suscitano venerazione... vecchie sagge sedimentarie, quante ne avete viste?
Salutata la cascata, proseguiamo nelle gole. Allo spettacolo delle rocce si aggiunge il soffuso verde della vegetazione... un misto di roverelle, lecci, pioppi, salici... e anche faggi!!
L'indicazione sconsiglia di salire, ma noi siamo attrezzati e pronti all'avventura.
Il sentiero si inerpica sul ripido versante della Montagna dei Fiori...
... e subito si apre una bella vista sulle gole.
Ci siamo quasi...
... un ultimo sforzo...
... ed eccoci all'ingresso dell'eremo.
Sul lato destro una grande cisterna di raccolta delle acque piovane... a sinistra un piccolo vano coperto a botte e in parte ancora affrescato.
Di fronte al vano di accesso un altare scolpito nella roccia e un affresco poco leggibile a causa delle numerose firme lasciate dai visitatori (uffa), e a lato una grande finestra di affaccio sulle gole.
La grotta si inoltra per una decina di metri nella montagna.
Dal finestrone...
... si vede sulla parete opposta delle gole l'eremo di San Marco. Guardate, è lì che andremo poi! È difficile da credere, vero?
Facciamo uno spuntino... e intanto proviamo ad immaginare la vita dei monaci che abitarono questi nidi d'aquila. A parte i problemi logistici, questi luoghi non mancano di fascino... la natura più selvaggia, lontano dal mondo, ma non troppo... un "deserto" a portata di mano.
Niente drone... siamo a Santa Maria Scalena!
Si riscende nelle gole...
... per un tuffo nel verde degli equiseti...
... e dei farfaracci.
Le opposte pareti delle gole si fanno sempre più vicine...
... e alte!
Nelle viscere dei Monti Gemelli! Che ci sarà dietro l'angolo? L'ingresso dell'Ade?
Mi abbasso a pelo d'acqua...
... e con la coda dell'occhio noto un movimento... una rana!
Nella pozza accanto centinaia di girini... complimenti mamma rana!
La parete esposta a sud è più ricca di vegetazione... l'altra vedrà mai il sole?
Sulle nostre teste le due pareti si stringono fin quasi a sfiorarsi. Accidenti che impressione, sarà meglio togliersi di qui velocemente. Non si sa mai!
Dietro l'angolo, invece che l'Ade, troviamo l'Eden.
Ormai è l'ora di pranzo, facciamo sosta nei pressi dell'acqua, per continuare a farci solleticare i sensi... il canto del ruscello... la fresca carezza sulla pelle...
...che goduria! Quasi dimentico di mangiare il panino!
Freschi e rifocillati, ci incamminiamo sul sentiero che sale all'eremo di San Marco. Più che camminare, però, siamo costretti a fare contorsionismo tra gli alberi abbattuti dalle nevicate dello scorso inverno.
Ad ogni passo ostacoli da superare... ma non ci arrendiamo!
Dopo tanta fatica, il meritato premio!
All'eremo di San Marco si accede attraversando due gallerie...
... che un tempo dovevano essere collegate da una passerella di legno. Oggi che non c'è, dobbiamo scendere e risalire per comode roccette.
L'eremo non è totalmente disabitato. Un cerambice della quercia, un maschio (a giudicare dalla lunghezza delle antenne). Provo a sfiorarle con un dito e si allontana sdegnato... scusami!
Il vano principale dell'eremo ha una morfologia piuttosto frastagliata, del resto il calcare è duro e non è facile riuscire a modellarlo.
La vista però è a cinque stelle. La parete verticale di fronte ci ricorda la posizione super-esposta della grotta in cui siamo. Nella volta sono presenti i fori che un tempo sorreggevano le travi in legno della copertura dell'eremo.
L'eremo di Santa Maria è di fronte... vicini di casa, a tiro di voce!
La posizione dell'eremo è invidiabile, ma questi benedetti monaci dove prendevano l'acqua? Abbiamo esaurito le scorte negli zaini e la sete ci spinge a ripartire.
Raggiunto il crinale alle spalle dell'eremo, prendiamo a scendere verso valle.
Lungo il sentiero incappiamo in quella che sembra essere l'unica capanna in pietra ancora intatta della Montagna di Campli. Le dimensioni sono ridotte, ma le condizioni ancora buone.
Il Giglio di San Giovanni... un sole!
Attraverso la vegetazione si intravede la grotta di Sant'Angelo da dove ha preso il via la nostra avventura. Ormai manca poco...
... assetati, stanchi e... felici... torniamo a Ripe.
Complimenti ai partecipanti, che hanno portato nello zaino quel pizzico di spirito d'avventura necessario per questo genere di itinerario!
Un abbraccio a tutti.
Comments (2)
maria Antonietta faccini
Claudia
Se ti interessa la visita guidata, la prossima in programma con Abruzzo Parks è il 3 settembre. Se siete un bel gruppetto possiamo organizzare anche prima. Ciao.