Sentiero Geologico
Nel Gran Sasso più selvaggio con la banda del Marcobollo
In questi giorni di caldo equatoriale, il sole mostra tutta la sua forza già dall'alba.
Il Rifugio D'Arcangelo sorge in posizione privilegiata... affacciato sul mare...
... e sotto i bastioni del Paretone del Corno Grande.
Lasciamo a malincuore il nostro piccolo e confortevole nido, ma la consapevolezza che continueremo a vagabondare in questo angolo di paradiso per tutto il giorno ci mette le ali ai piedi.
A terra tappeti di Dryas octopetala.
Saliamo verso Vado di Corno (1924 m) e il rifugio diventa un puntolino bianco.
Qualcuno già si incammina sulla via del Centenario. Ma dove sono i nostri amici?
Il Corno Grande dal Vado.
Oggi saremo in compagnia della banda del Marcobollo. Vuol dire entusiasmo e anche belle foto, quelle di Ida che arricchiscono questo foto-racconto.
Concerto di ottoni... blu.
Sfruttando la strada di servizio del vecchio cantiere del traforo, raggiungiamo la Valle dell'Inferno...
... dopo pochi metri di salita...
... l'affaccio mozzafiato sul Paretone del Corno Grande.
Le forze orogenetiche hanno creato questa megascultura... questa montagna pazzesca! Qui sul Sentiero Geologico la storia è tutta sotto gli occhi, come in un libro aperto fatto di pagine "rocciose".
Nel cuore dell'alta Valle dell'Inferno. L'ululato si spegne nella gola... chiedo a Marco: "Che ne pensi?" "Meraviglioso, ma dopo l'anfiteatro delle Murelle...". In effetti, è quasi impossibile scegliere tra mamma Majella e babbo Gran Sasso, i genitori si amano e basta, ognuno con le sue peculiarità!
La nostra via prosegue sullo sperone erboso a sinistra... fino alla vetta del Monte Aquila.
Il versante ESE del Corno Grande è inciso da profondi canali e tra tutti spicca il canalone Haas-Acitelli (Paolo Haas, Ascanio e Francesco Acitelli, 22 luglio 1914), che sale dalla valle fino alla Forchetta Sivitilli, il doppio forcellino che divide la Vetta Orientale dal resto del massiccio.
Lo scorcio sull'alta valle è selvaggio e variegato... una composizione di guglie, prati ripidi,
pareti verticali e fossi ghiaiosi.
Buona?
Raggiungiamo il tratto attrezzato e scopriamo che le prime due catene sono (o sono state) rotte.
Ci mettiamo al lavoro per giuntarle con corda, fettucce e cordini.
Ok, ora il passaggio è sicuro.
Intanto le nuvole creano scorci inaspettati.
E bravi gli alpinisti! :)
Suparata la fascia rocciosa, si sale su un ripido prato (cavetto).
Il ripido prato si rivela infinito.
Facciamo allora una tappa per rifocillarci... panini e liquirizia!
Si riparte. Stazzo.
La traccia è quasi inesistente... e i vecchi segni giallo-rossi sono ormai sbiaditi. Peccato.
I camosci non si fanno vedere... dove saranno?
Sua Maestà nel frattempo fa una teatrale apparizione fra le nuvole e cattura i nostri scatti.
La salita è dura, ma come formichine rosicchiamo metri e metri, senza arrenderci.
Sulla sella a monte della torre gialla troviamo ancora neve.
Proseguiamo e di tanto in tanto guardiamo alle spalle la strada fatta.
Essere qui ha dell'incredibile!
Coraggio, manca poco!
Un ultimo caneletto roccioso da fare in arrampicata...
... e già si comincia ad intravedere Campo Imperatore.
Ancora qualche metro...
... ed eccoci in vetta.
Di tutte le vie che salgono al Monte Aquila, abbiamo scelto la più difficile... bravi tutti!
La vista intorno è a cinque stelle.
Il resto della catena verso ovest.
... l'ormai familiare Corno Grande (con il puntolino rosso del bivacco Bafile)...
... e anche la via di salita.
Scendiamo per cresta verso Vado di Corno.
La vetta del Monte Aquila, ormai alle nostre spalle.
Negli occhi, a volo d'uccello, la piana e la catena orientale.
Al Vado l'ultimo saluto a Sua Maestà...
... e tappa di reidratazione a base di frutta (l'acqua è finita da tempo).
Un abbraccio a tutta la banda e... complimenti per il grande spirito d'avventura!