L’albero di per sè è considerato un simbolo di vita in tutte le culture. Questa tradizione vige soprattutto tra i popoli più legati alle forze della natura. Per i Celti l’albero è il mezzo per celebrare il “culto della luce” nel giorno del solstizio d’inverno, la notte più lunga dell’anno. L’albero è speranza di rinascita dopo il periodo buio e quindi invocazione della luce tramite la nascita del “Sole Bambino” festeggiato nel solstizio d'inverno. All’abete in particolare è stato affidato il compito di simboleggiare il Natale in tutto il mondo. Le palline colorate di oggi sono i frutti e i dolci di un tempo, legati ai rami dell’albero a simboleggiare la rinascita della vita dopo l’inverno, attraverso un albero che non muore mai, perché sempreverde.
L’abete bianco o “albero della luce”, la pianta più alta in assoluto tra le conifere, è quella che per prima riceve la luce all’alba e per ultima luccica al sole del tramonto. Le sue chiome argentee, soprattutto con le fredde temperature invernali, aumentano lo scintillio luminoso e la sua magia. Simbolo di forza e di speranza, già in epoca precristiana veniva innalzato nei paesi e nelle case durante il solstizio.

L'itinerario mira a raggiungere gli abeti bianchi della Fossa di Pentima, abeti secolari che svettano verdi e profumati sulle cime rossastre e spoglie dei faggi vicini. Dal centro visita del lupo a Impianezza di Popoli, si sale agevolmente ai piedi dell'aspra e imponente parete ovest del Monte Rotondo del Morrone. Usciti dal bosco, ci s'inerpica sulle rocce lungo il sentiero delle “Scalelle” e si guadagna quota rapidamente fino alla faggeta che ospita gli esemplari secolari degli abeti bianchi. Si prosegue poi in discesa passando per la Valle dei Preti e la fonte miracolosa del Beato Mariano di Roccacasale... altre storie da raccontare per conoscere sempre più il nostro amato Abruzzo.

N.B. Sia a salire che a scendere, i sentieri dell'itinerario sono ripidi e presentano scalette rocciose irregolari (scivolose in questa stagione), perciò sono necessari esperienza di montagna e agilità. L'itinerario è poi sconsigliato a chi soffre di vertigini.