Autunno in Val Chiarino
Il bianco accecante della prima neve e i caldi colori dell'autunno...
Pensando alle calde giornate assolate dell'estate di San Martino, organizziamo un trekking nella boscosa Val Chiarino, con tanto di pernottamento in rifugio. Madre Natura però se ne infischia dei nostri progetti e ieratica va per la sua strada (giustamente) senza nulla temere. Nei giorni precedenti al trekking cade la prima neve e siamo costretti a rivedere il nostro itinerario. L'autunno in Val Chiarino sarà un autunno un po' imbiancato, ma non ce lo perderemo per niente al mondo!
Ci incamminiamo il sabato pomeriggio, con gli zaini pesantissimi.
Per il pernotto in montagna, al solito bagaglio bisogna aggiungere il sacco a pelo e le cibarie per due giorni. Il peso però non cancella dalle nostre facce la gioia per l'avventura che stiamo per vivere.
Quando si percorrono i boschi della Val Chiarino, si entra nel regno degli abitanti di Arischia, che da sempre e con grande determinazione difendono questo grande patrimonio. Nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il Chiarino fornisce legna ad Arischia e acqua a L'Aquila e ai comuni limitrofi. Il sentiero attraversa proprio l'area di bosco interessata al taglio.
Nella radure la vista si spinge fino ai bastioni innevati del Monte Corvo.
La luna è già sorta e occhieggia curiosa da sopra il crinale del colle.
Anche stavolta ho arricchito il foto-racconto con gli scatti dei partecipanti.
Ringrazio, perciò, Serena e Stefania per le loro foto.
Dopo un paio d'ore di saliscendi nel bosco, giungiamo in vista dello stazzo della Vaccareccia, dove sorge il Rifugio Fioretti (ca. 1500 m), la nostra tana per la notte. Si apre ai nostri occhi la vista dell'alta Val Chiarino, stretta tra la dorsale del Monte Corvo a sud e la cresta Camarda-Ienca a nord.
La luce è poca e gli scatti sono quello che sono.
Raccogliamo qualche ramo secco per il fuoco. Alla tenue luce della sera, sembriamo pastorelli in marcia verso la capanna.
Ecco la capanna... a dir la verità molto confortevole. Domenico, il gestore, ci stava aspettando e ci accoglie con la consueta cordialità.
I letti sono dotati di comodi materassi, c'è la stufa che riscalda la zona notte e c'è anche il bagno!
Domenico ci fa trovare il fuoco acceso e ci regala uno dei suoi gustosi tartufi, appena raccolti. Perfetto! Potremo grattugiarlo sulle nostre fettuccelle ai funghi porcini!
C'è anche Santino che ci fa assaggiare alcuni porcini freschi freschi e ci racconta di strani avvistamenti nella valle (scherza?). Poi all'allegra compagnia si unisce anche Maurizio, giunto da Viterbo per partecipare ad un'escursione con il CAI di Pietracamela. La montagna, con la sua capacità di far leva sulle emozioni, abbatte tutte le barriere e spesso fa nascere le amicizie più vere.
La pasta è squisita e sparisce in poco tempo.
Per fortuna ci sono altre specialità locali a placare la nostra fame: pecorino, salsicce, bruschette e...
... castagne arrosto.
Dopo la scorpacciata, usciamo nella notte in cerca di lupi. Ai nostri ululati speranzosi però rispondono solo i cavalli al pascolo intorno al rifugio. Camminiamo per un po' alla luce della luna con la voglia di goderci questi attimi speciali. Poi la luna si abbassa dietro il crinale e il freddo della notte si fa più pungente. Torniamo a scaldarci vicino al fuoco e a fare progetti per la mattina dopo.
E' meraviglioso svegliarsi e ritrovarsi in paradiso.
Il cielo è del tutto sgombro e il sole più brillante che mai...
... accende di rosso la faggeta intorno.
L'erba del prato è asciutta e mette voglia di fare le capriole.
Gli zaini sono pronti.
E voi?
Si parte. Ciao, tana, bella tana!!
I membri del branco non hanno piccozza e ramponi e non sappiamo ancora fin dove potremo salire.
Che importa? Siamo qua e non c'è altro posto dove vorremmo essere.
Raggiungiamo lo Stazzo di Solagne (1700 m, ad Arischia "ju crastàtu"), un bel valloncello nascosto nel cuore della montagna.
La neve è poca ma ghiacciata, soprattutto sui versanti in ombra.
Non ci resta che salire finché si può, sfruttando le macchie di erba. Lo spettacolo intorno è più che sufficiente ad appagare la nostra sete di conquista (del bello!).
Pizzo di Camarda e a sinistra la Sella delle Malecoste.
Le "staffette" (a Nerito "le scaffette", come riportato dall'I.G.M.), le grandi cenge erbose di questo versante del Monte Corvo.
Siete circondati. Mani in alto!!!
Si intravede ora la cresta nord delle Malecoste e...
... la Forchetta della Falasca, una delle tre possibilità di svalicare verso il Venacquaro.
Ma tutto il resto del mondo che fa?
Finché si cammina in piano, non si rischia di scivolare.
La salita al Dente di Leone è sgombra dalla neve. Andiamo?
Sulla carta è segnata la quota di 2010 m. Stiamo conquistando addirittura un 2000!!!
La vista è spettacolare a 360°. Dalla gobba erbosa della vetta non si percepiscono gli strapiombi che fanno di questo sperone roccioso un "Dente di Leone".
Il panino in paradiso... a Stefania spunteranno le ali da angelo?
La luce è abbagliante e il cielo a nord è di un azzurro che mi spiace non riuscire a catturare in foto.
Autoscatto... mentre Maurizio e i suoi amici raggiungono la grotta del Capraro, a destra nella foto.
Riuscite a vederli?
Si riscende.
Il semprevivo ragnateloso non teme il freddo.
Noi invece non possiamo sopravvivere aggrappati a una roccia e dobbiamo tornare alle tane.
Scendiamo a Solagne dal versante assolato.
La montagna del Chiarino vide nella prima metà dell'Ottocento il costituirsi della grande azienda pastorale dei Marchesi Cappelli, tendente all'organico sfruttamento di tutte le risorse del territorio. L'attività delle grandi aziende armentizie si è protratta nella zona fino ai primi decenni del secolo scorso. Oggi per l'uso dei pascoli vige il regolamento dell'Amministrazione Separata dei Beni Demaniali della Frazione di Arischia.
Adorata carlina.
Il rifugio è in buone condizioni, anche se all'interno manca il camino.
Facciamo una breve deviazione per andare a vedere il luogo dove sorgeva il vecchio rifugio, letteralmente travolto da una valanga. Dal fontanile vicino riusciamo ad ammirare tutta l'aerea verticalità del Dente di Leone. Possibile che eravamo là in cima?
Alcune carte riportano il nome "Dente di leone", ma per gli abitanti di Arischia è l'"Orecchio d'asino".
Calpestata l'ultima neve...
... rientriamo nei ranghi dell'autunno.
Al Fioretti c'è tanta gente (qualcuno arriva da lontano), e Santino e Domenico sono indaffarati a servire carne arrosto e prelibatezze varie.
Non credo ai miei occhi!! I lupi del mio branco si accomodano a gustare il secondo pranzo...
che fame!!!!
L'ombra raggiunge il rifugio alle 14.30 e scappiamo via... per fare in tempo a catturare
i colori del bosco.
Arriva la sera e arriva anche la stanchezza...
... una bella stanchezza.
Per il branco... vi voglio bene!!!!
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Serena