• In vetta con mamma e papà
  • Monte Marsicano
  • Un giorno da pastore per gli scout
  • Notturna da S.Stefano a Rocca Calascio
  • Un giorno da pastore
  • Notturna da S.Stefano a Rocca Calascio
  • Anfiteatro delle Murelle
  • Alba dal Monte Amaro
  • 3 giorni sulla Costa dei Trabocchi
  • In transumanza
  • Da Santo Stefano a Rocca Calascio
  • Tra gli eremi della Majella
  • Valle Venacquaro
  • Plenilunio nel Piccolo Tibet
  • Il canto delle Cento Fonti
  • In quel del Sagittario
  • Treno-trekking alla Costa dei Trabocchi
  • Al Rifugio Sebastiani
  • Nelle Gole del Sagittario
  • Festa di Santa Gemma a Goriano Sicoli
 
19Ottobre

San Pietro e... Paolino!

Eremo di S. Giovanni all’Orfento e merenda con il poeta-pastore Paolino

Abruzzo Parks fa tappa nel Parco Nazionale della Majella, a Decontra di Caramanico Terme, per incontrare di persona il poeta-pastore Paolo Sanelli, autore del libro "I miei sogni sono stati tutti sulla Majella". Paolino, come lo chiamano amici e familiari, è cresciuto proprio qui, in questa piccola contrada di contadini e pastori, dove le comodità (strada, acqua, luce e telefono) sono arrivate solo negli anni Settanta. Nel libro racconta la sua vita e il suo amore per la Majella e la natura. Le sue parole sono piene di gioia e poesia... e dalle pagine del libro arrivano dritte al cuore.
Che effetto faranno in versione "live"? 

Per prepararci all'incontro, andiamo a conoscere i posti in cui Paolino è cresciuto. 
"Decontra è sempre stato un villaggio isolato, non lo sapeva nessuno che esisteva Decontra... A Decontra non c'erano poveri, perché non c'erano nemmeno i signori... ognuno aveva la sua proprietà, così una fella di pane ce l'avevano tutti. Era un posto isolato e i signori di Caramanico avevano pochi terreni, perché il posto era scomodo e lontano, un posto che guarda l'Orfento e la Majella."

00

Piana Grande è lontana, ma si sale dolcemente e con tanto mondo negli occhi.

DSCF5960



DSCF5965

Il branco di oggi, senza Lupa Rossa che scappa sempre avanti.
Ci sono vecchi amici e anche due lupi salentini!

DSCF5980

In tanti salgono verso l'eremo, tra i muretti a secco e quello che rimane dei vecchi campi coltivati.
"In autunno ad ottobre, quando tutto il bosco era colorato di foglie colorate, si seminava il grano e la segale, poi si raccoglievano le mazzocche e le patate nei terreni di montagna. Finito che questo, andavamo a raccogliere la legna.... Il nostro grano era l'ultimo a maturare perché cresceva maggiormente in montagna, era un grano bianco chiamato sulina."

DSCF5981

Quando non passano i bipedi, passano i lupi.
"Pure i pastori dormivano all'aperto con le pecore, perché dovevano fare la guardia: le pecore si tenevano senza recinto e senza rete. La notte i pastori accendevano i fuochi, guardavano le stelle e facevano tanti sogni, mentre i lupi li guardavano da vicino."

DSCF5982

Le pietre ricavate dallo spietramento dei campi, venivano utilizzate per costruire muretti a secco e capanne a tholos, che avevano soprattutto la funzione di rimessa attrezzi agricoli. In caso di maltempo i pastori trovavano rifugio con tutto il gregge in una delle tante grotte della valle dell'Orfento o di quella di Santo Spirito.
"Quando il tempo era brutto, tutti si rifugiavano a Grottapannocchia."

DSCF5983

"Gli scalpellini di Decontra erano pure contadini e pastori come me: a Decontra tutti sapevano fare quattro o cinque mestieri... nel paese molti erano bravi a lavorare la pietra."

DSCF5984

Tappa di rito per nutrirsi dell'acqua preziosa della Montagna Madre.

DSCF5986

Entriamo nel bosco...

DSCF5989


DSCF5991

... e raggiungiamo Piana Grande...

 

... e il suo affaccio mozzafiato sull'Orfento.

DSCF5993

La faggeta sta riprendendo piede... un tempo era il regno dei pastori.
"Siccome i terreni erano coltivati fino a mille e trecento metri, le pecore le portavamo alle quote alte sui pascoli di Piana Grande, dove tutti noi pastorelli facevamo baldoria e giocavamo. Da aprile a giugno stavamo in montagna, e poi Piana Grande veniva occupata dai greggi che tornavano dalla transumanza. Era proprio uno spettacolo quando tornavano le greggi dalla transumanza ed era una bella festa. A quel momento noi pastorelli ci ritiravamo più in basso, vicino al paese o vicino al fiume Orfento".

DSCF5994

Anche la valle dell'Orfento era un po' diversa da oggi.
"Tutti i giorni gli uomini andavano a pascolare le vacche e la sera riportavano una salma di legna di faggio. Si preparava tutto per l'inverno, a quei tempi, caro mio, faceva tanta neve. Così con tutti questi tagli, i boschi della valle dell'Orfento non erano come adesso, erano meno fitti. Si tagliavano per la legna, per fare le frasche, ci si andava a pascolare le capre e le pecore. A tutto questo si deve aggiungere che vicino al fiume Orfento, dove oggi c'è il bosco, c'erano pure dei campi coltivati dalle persone più povere che non avevano la terra nelle contrade fertili. Fortunatamente, veniva una bella frutta in quei campi dell'Orfento: si coltivavano fichi, noci, mandorle, mele, uva e ortaggi.
Con tutto questo le piante del bosco erano piccole e, come se non bastasse, tutti i giorni i fornai andavano a prendere la legna per cuocere il pane e quindi le piante si abbattevano e il bosco era meno fitto di adesso."


DSCF5995

Scendiamo verso l'eremo...

... nido d'aquila nascosto tra le candide e alte pareti della valle.

DSCF5996

I vecchi abitanti dell'eremo si adoperarono per rendere comoda la discesa, ricavando gradini e appigli nella dura roccia calcarea. E' un onore e un'emozione ricalcare i loro passi.

DSCF5999


DSCF6000


DSCF6001

Raggiungiamo l'eremo di San Giovanni all'Orfento (1227 m). C'è tanta gente...

DSCF6005

... decidiamo allora di rimandare la visita a dopo il panino. Intanto percorriamo il livello inferiore, dove sorgevano la cappella e le cellette dei monaci. Oggi non resta che qualche pietra lavorata e i buchi nella parete per l'aggancio delle travi della copertura. La piccola sorgente nella grotta porta ancora acqua, nonostante la stagione.

DSCF6011

Tra i sette eremi della valle dell'Orfento, questo è l'unico che vide la presenza di Pietro da Morrone, che lo considerava un rifugio tranquillo e isolato. Volle dedicarlo a San Giovanni Battista, un santo che gli era molto caro. Fu qui che alla veneranda età di 84 anni i suoi compagni vennero a salvarlo da una bufera di neve di neve e dalla morte per freddo.

DSCF6011a

Al livello superiore restano impressi per sempre nalla roccia viva i lavori di sistemazione dell'eremo, l'accesso, i due locali e il mirabile sistema di raccolta delle acque piovane.

DSCF6011b

Da questa roccia si riesce ad osservare l'eremo e anche la valle, ed è perfetta per la pausa panino. Approfitto per raccontare l'avventura di quel povero cristiano di Pietro da Morrone, poi Papa Celestino V, e poi San Pietro Celestino. Ora che sappiamo tutto di lui, possiamo entrare nella sua tana.

DSCF6012


All'inizio della scala di accesso, una piccola croce scolpita nella roccia.

DSCF6013

Lasciamo zaino e bastoncini e, dopo le dovute raccomandazioni di prudenza,
saliamo emozionati più che mai.

DSCF6014

Esce anche il sole ad illuminarci la via... sarà un regalo di San Pietro?

DSCF6015

"San Giovanni diceva: " Chi vuole venire nella mia grotta deve strisciare come una serpe, deve avere coraggio e deve arrivare alla mia bellissima grotta, a questo posto così sicuro, così santo e così bello: chi vuole venire deve guadagnarselo. Qui stò bene, stò magnificamente, qui posso stare tranquillo e posso fare penitenza"."

DSCF6019

"Quel santo aveva disegnato un passaggio stretto e pericoloso per non essere disturbato dagli animali e dalle persone cattive".

DSCF6021

"Un posto così sicuro, veramente mi piace proprio" (diceva San Giovanni).

DSCF6023

Le risate aiutano a scaricare l'adrenalina... c'è anche chi schiaccia un pisolino!

DSCF6024

"Dopo aver fatto il passaggio, si mise a lavorare nella grotta e l'aggiustò proprio perfetto e facendo tagli e sempre aggiustando, fece tante di quelle opere che rimangono per tutta l'eternità."

DSCF6025

"Fece un altare con la roccia dura che è una cosa splendida e fece anche dei canaletti ed un pozzo per raccogliere l'acqua piovana."

DSCF6024a

"Guardate, guardate, che lavori meravigliosi!"

DSCF6028a

" Il serbatoio per l'acqua, l'altare, in un posto così selvaggio, così lontano: è impossibile, ci vuole la fede." "San Giovanni ha fatto tanti lavori, ha fatto pure i ripostigli, ha fatto una piccola chiesa nella valle dell'Orfento, la più bella chiesa del mondo."

DSCF6028b

Foto di gruppo-branco.

DSCF6028c


DSCF6029

All'uscita altri brividi.

DSCF6029a


DSCF6030

Non guardate di sotto!

DSCF6031

Rodolfo corre a farci qualche foto da di fronte.
Non è davvero la chiesa più bella del mondo?

DSCF6032

Ciao!

DSCF6033

E ciao!!!

DSCF6034

Dispiace andar via.

DSCF6035

Per tornare a Decontra, percorriamo il vecchio sentiero dell'acquedotto,
che si fa strada nella faggeta...

DSCF6036

... e tra i salti di roccia.

DSCF6037


DSCF6037a

A parte un breve passaggio un po' esposto, si scende comodamente nel bosco.

DSCF6039

Vicino alla contrada il bosco lascia spazio ai campi e la vista torna a spaziare sulla valle. 

DSCF6043

La cortina delle nuvole si apre un attimo. Avere questo spettacolo sotto gli occhi ogni giorno... ecco come un pastore matura l'animo di un poeta!!! 

DSCF6044

La giornata ci riserva altre sorprese. Proprio sul sentiero incappiamo in un bellissimo esemplare di cervone. Invece di scappare, si mette sulla difensiva e ci sibila contro... però che tipetto!!!

DSCF6050


DSCF6053

Poi si calma un po', guardatelo nel video.

 

Il serpente, stanco delle nostre attenzioni (foto e video), si allontana con un balzo atletico, mostrandoci tutta la sua lunghezza. Che magnifica creatura!!!!  Ma sbrighiamoci... Paolino ci aspetta!

DSCF6058


DSCF6059


DSCF6060


DSCF6061

Arriviamo!!!!

DSCF6063

Paolino è contento di vederci e ci chiede notizie sull'eremo. Il 16 ottobre ha compiuto 88 anni, ma conserva ancora la sua gioia contagiosa e la sua memoria infallibile. Gli chiedo una dedica per la mia copia del libro (si nota il mio sguardo innamorato?). 
  
DSCF6065

Durante la merenda (che sapori!!), Paolino ci racconta... 

DSCF6067

... e ci racconta...

DSCF6068

... e, tramontato il sole, ci racconta ancora e ancora!!
Noi pendiamo dalle sue labbra. Si potrebbe scrivere un altro libro... i lupi tra i mughi, gli inglesi nelle miniere, la gonna paracadute, il nonno di Paolino e il brigante, le notti sotto le stelle... e tra una storia e l'altra sempre lo stesso intercalare gioioso: "quante storie, quante storie!!!".

DSCN5410

 Gli facciamo gli auguri per il compleanno e subito ripensa contento alla festa che si è fatta in suo onore e alla torta... i suoi occhi brillano e il suo buon umore è contagioso. Se è la Majella a produrre questo effetto, allora dobbiamo trasferirci a vivere qui!! 

DSCN5410a

Ti vogliamo bene, nonno Paolino!!

DSCN5411

"L'uomo che va tutti i giorni su e giù sulle piane delle valli con una serie di arnesi sulle spalle, una zappa per sarchiare le patate, un'accetta per tagliare le cannette per fare i cesti belli, una falce per tagliare le erbacce per dare da mangiare a un cavallo, un rastrello per raccogliere il fieno da dare da mangiare a un asinello, un piccone per fare le canalette, una vanga per tagliate le spine,
una forca per raccogliere le spine per fare la fratta agli uccellini.

E' bello vedere l'uomo della valle con una serie di arnesi sulle spalle,
cammina cammina, uomo per tutta la vita."

Parola di Paolino. 


Ringrazio per le foto Serena, Maria Rosaria, Luciano e Rodolfo.
 

Posted in Report escursioni

Comments (2)

  • Paolo

    Paolo

    03 Novembre 2014 at 18:28 |
    La Majella è sempre stupenda,bella ed affascinante per i pensieri che mi suscita dentro,per le emozioni che provo aprendo gli occhi sul suo cielo,sui panorami,sui colori del terreno,dei fiori , delle piante...e dei boschi......per il silenzio,per la fatica che ti impome prima di "concedersi " con i pianori sommitali tanto,tanto vecchi e martoriati dalla neve,dal ghiaccio e dal vento.La amo! e basta così perché vorrei parlare di Paolino.......un innamorato di tutto ciò che è"vita"...,che è riuscito a ricucire la ferita che ci separa dalla Natura.(taglia l'erba ma per i cavalli,tagli i rametti ma per fare il nido agli uccellini ecc.........).Appare ed è un degno fratello di Francesco di Assisi.Stupenda la ingenuità(da fanciullo) con la quale descrive le feste e le danze dopo la transumanza.......la pacata e nn invidiosa soddisfazione di nutrirsi con una "fella di pane"(tutti e nn solo lui),la noncuranza per i padroni lontani......e la conversione alla terra e alla montagna.,alle sofferenze e alle gioie che esse danno.Forse non ci rendiamo conto di come Paolino(magari analfabeta.....) sia una favolosa "enciclopedia" della Natura: conosce questa e quell'altra erba,sa quali può mangiare e quali no perché velenose.o non nutritive,sa che cosa offrire ai suoi animali ecc...........sa quale tipo di "grano" può seminare in funzione dell'altezza......Stupendo!!!!!!.Ah,perché non sono io con te Paolino??????
  • Claudia

    Claudia

    14 Novembre 2014 at 00:05 |
    Grazie, Zuzzu. Tra poeti (Paolini) c'è feeling!

Leave a comment

Please login to leave a comment.

Abruzzo Parks di Claudia Di Nardo - Telefono 339.7320568 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. - P.IVA 02079010688
ASD Abruzzo Parks - Telefono 346.3541731 (Luciano Ruggieri) - CF 92054810673